La maschera della normalità *

di Giuseppina DE MARCO *

Fase due. Si torna alla tanto agognata normalità. Una consumazione al bar, un aperitivo all’aperto contornati da mascherina e igienizzante, un restyling dal parrucchiere, una passeggiata con un amico e l’incertezza degli abbracci.

A fare da fardello nella vita dei lavoratori sono la non chiarezza e l’antinomia tra la salvaguardia della vita e il lavoro. La classe politica non cela i timori di questa ripartenza. Alcuni cittadini, come animali in ritorno alla cattività, sembrano ritrovare il senso della libertà nell’ammasso della vita mondana, tra aperitivi e cocktal in locali di grido. Le munizioni salvavita, sono per molti troppo poco chic o d’impaccio. Il buon senso non sembra prevalere. Il ministro per gli Affari regionali Boccia dice: “inizia la settimana più difficile, siamo tutti preoccupati”. Regna indiscusso il desiderio di rilanciare la crescita. Il Pil crolla inesorabilmente. Una larga percentuale delle attività di ristorazione minaccia la chiusura perché i costi della ripartenza sono insostenibili. La disperazione è palpitante nell’aria. I posti di lavoro a rischio superano la previsione dei 30.000. Il presidente Conte, nelle sue sempre più romantiche conferenze afferma che l’Italia tornerà a correre. Si parla al futuro e si dimentica che a far da ponte al futuro c’è solo il presente. E’ del presente che bisogna parlare ed è nel presente che bisogna agire. E’ il presente che deve essere curato. Dal 25 maggio il via a centri sportivi. Dal 15 giugno il via a spettacoli d’arte e ai cinema. I protocolli di ripartenza variano di regione in regione. Manca una linea comune. La curva epidemiologica è clamorosamente diversa nelle aree della nostra nazione.

Si indossa quindi la maschera della normalità, nel gancio della speranza, appeso ad una positività che deve animare tutti, per non sprofondare. Non dobbiamo sprofondare. E’ necessario che si lancino messaggi di bellezza e di sostegno autentico. Se ci fosse più poesia nella politica e se la poesia parlasse più di politica, sentiremmo forte il calore della Terra e l’importanza del non lasciarsi andare.

Ma quanto rischiosa è la (stra)ordinaria normalità? Le regioni si perdono in giochi di concorrenza. Gli onesti rantolano nel buio. Si parla di sistema di “tracciamento” che mette in discussione il diritto alla privacy e si aspetta intanto il “documento di valutazione d’impatto” per l’utilizzo dell’app “immuni”, con la collaborazione del ministero della salute.

La paura di fallire è tanta, seppur sconfinato è il desiderio di vita in libertà. I consumi sono scesi e paurose sono le previsioni e le cifre che disegnano il futuro, ma alto è il sogno dell’oro nella braccia degli uomini. Viviamo, resistiamo; il fiore della bellezza è pronto a sorgere, sempre.

* autrice

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