Uragano di indignazione per il post sull’aborto di Pro & Vita *

di Giuseppina DE MARCO *

APPARE sulla pagina Facebook di Pro Vita& Famiglia Onlus, una foto condivisa di due ecografie conformi raffiguranti dei feti, con sottoposta la domanda “quale dei due è stato concepito in uno stupro?”.

L’indignazione in merito a tale esternazione non è stata risparmiata ed essendosi scatenati commenti e dichiarazioni cariche di disapprovazione, gli autori della pagina hanno prontamente modificato il post. Nella modifica, in didascalia alla foto sempre ritraente due identiche ecografie di feti, viene scritto: ”non possiamo neanche immaginare la profondissima e ingiusta ferita inferta da uno stupro, e lotteremo accanto alle donne perché questa barbarie sia punita sempre più severamente. Ma tuo figlio non ha nessuna colpa, eliminarlo non cancellerà la ferità. Anzi, con lui tornerai a splendere! Coraggio!”.

Aggiungendo che, visto il fraintendimento del messaggio iniziale sul tema, è stato ritenuto opportuno, intervenire con un ulteriore chiarimento.

Ciò che deve indignare, è la scelta dell’ecografia di un feto, come immagine da accostare ad un tale messaggio, in quanto la figura della donna, ancora una volta viene messa all’ombra nella sua integrità, rispetto all’idea della procreazione. Anche lo stupro, svilito e sminuito, viene accantonato dinanzi ad un’ipotesi di concepimento del feto.

E’ opportuno allora ricordare, che in alcuni casi come questo, anche la Chiesa, conformemente alle norme di diritto canonico, non condanna l’aborto.

La vergogna per gli autori di questa esternazione deve rimanere alta. A prescindere dall’opinione cattolica e religiosa, una donna vittima di stupro, necessita di tempi lunghi di elaborazione dell’accaduto e solitamente, si trova a combattere più di un nemico. Alla barbarie, bisogna infatti aggiungere esternazioni estranee ai fatti e la legge.

La voragine di dolore che si crea in una vittima di violenza carnale è inconcepibile agli occhi di chi non ha subito.

Campagne come queste meritano di essere punite. L’aborto libero, sicuro e gratuito, è un diritto inalienabile della donna, e se viene ostruito, si costituisce violenza.

E’ cosa semplice accattivarsi consensi, facendo leva su sentimentalismi comuni, pilotati e tradizionalisti, oltre che conservatori. Se si stimolassero pensieri alti, giusti e razionali, si permetterebbe lo sviluppo di rettitudine ed esternezioni di uguaglianza.

Per crescere nell’ uguaglianza infatti, devono recuperarsi molte capacità che si sono disimparate, sottraendone altre con cui per secoli noi donne, siamo state marchiate.

Pratichiamo EMPATIA. La comprensione delle motivazioni altrui, provando a vestirne i panni e a viverne le emozioni, resta la miglior campagna di ascolto attivo ed essenziale.

* autrice

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