Sanità al tempo del Covid.”Vi racconto la (spiacevole) storia che ha interessato la mia famiglia”

<<Gentile Redazione,

voglio raccontarVi la spiacevole storia che ha interessato la mia famiglia ultimamente.

Partendo dal presupposto che il mio intento non è quello di muovere alcuna forma di accusa nei riguardi di “qualcuno” in particolare; con questa mia, Voglio solo esprimere il mio rammarico per i tristi accadimenti vissuti dalla mia famiglia che ha da poco perso il suo pilastro più importante, mio Nonno. In un periodo storico caratterizzato da una emergenza sanitaria di portata mondiale e di carattere straordinario, tutti noi abbiamo dovuto sacrificare il godimento delle relazioni affettive in vista della tutela di un interesse più importante, quale quello della salute.

Oltre al considerevole sacrificio umano sopportato in questi mesi, Io e l’intera mia famiglia abbiamo, altresì, vissuto l’involuzione dello stato di salute del mio caro Nonno affetto da tempo da malattia oncologica. Ricoverato a decorrere dal 24 maggio, presso il nosocomio cosentino, ci è stata da subito preclusa la possibilità di poterGli fare visita anche solo per un conforto. Prescrizione alla quale ci siamo adattati, seppur con sofferenza.

Nonostante stavamo affrontando il passaggio dalla fase 2 alla 3 e malgrado le misure restrittive iniziavano a divenire meno severe, neanche uno dei miei familiari ha potuto godere della possibilità di stringere la mano di mio Nonno negli ultimi momenti della Sua Vita. Nelle sparute conversazioni telefoniche con lui intercorse nei primissimi giorni del Suo ricovero, mio Nonno riferiva della presenza, in reparto, di qualche familiare al fianco degli ammalati più gravi.

Presi, dunque, contatti telefonici con Chi di dovere, avevo provveduto a porre in essere formale richiesta scritta tramite mail, precisamente in data 27 maggio 2020, nella convinzione e nella speranza di riuscire ad autorizzare ALMENO UNO dei miei familiari a fare accesso in reparto, considerato il grave stato di salute di mio nonno, ferma restando l’osservanza delle dovute precauzioni. Ma la mia richiesta, purtroppo, non è stata accolta e, probabilmente, neanche presa in considerazione, nonostante le condizioni di mio nonno si stavano via via aggravando, stante alle conversazioni telefoniche intercorse tra noi familiari ed il personale sanitario del reparto.

Ordunque, con la presente, voglio solamente esprimere il mio disappunto per quanto accaduto e trarre con dispiacere la triste conclusione che, di fronte alla malattia, non siamo considerati tutti uguali, come invece dovrebbe essere in un Paese “normale”, dove nell’ampio concetto di cura del malato è sotteso anche il supporto psicologico in determinate fasi della malattia, soprattutto in quella terminale.

Da questa triste vicenda ho avuto, purtroppo,  conferma alle mie supposizioni: le eccezioni alle regole che, voglio precisare, ci era stato riferito fossero previste solo per casi di una certa gravità, vista la situazione contingente, non seguono per tutti la stessa logica ed in questo caso non sono valse per il mio amato Nonno. Egli, infatti, vedendosi preclusa la possibilità di avere accanto  qualcuno della Sua famiglia, si è sentito abbandonato e si è lasciato andare, rifiutando anche le cure.

Pur essendo consapevole che questo mio sfogo non potrà far tornare indietro il tempo e farsì che il corso degli eventi abbia avuto una diversa evoluzione, sentivo dentro di me il bisogno di rilevare quanto accaduto, poiché lo ritengo una disparità di trattamento. 

Mio Nonno si è spento dopo 8 giorni di ricovero ospedaliero, senza il conforto di alcun familiare e immagino che anche altri hanno dovuto o stanno dovendo fare i conti con esperienze simili alla Sua, quindi, non solo caratterizzate da dolore fisico, ma anche da solitudine.

Il mio auspicio è che questo mio racconto possa indurre alla riflessione, soprattutto, Chi avrebbe dovuto prendere delle decisioni a tempo debito e non lo ha fatto. Inoltre, ciò che voglio emerga è il fattore umano, più propriamente, l’impatto che certe azioni o non azioni possono avere su una persona, nella fattispecie un malato terminale, nel pieno delle Sue facoltà mentali che negli ultimi sofferenti istanti della Sua esistenza non si è visto assecondata la Sua legittima volontà, ovvero quella di avere accanto una persona cara>>.

Lettera firmata

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