160 anni fa Garibaldi cittadino onorario di Rogliano *

di don Enzo GABRIELI *

SONO TANTI quelli che hanno indagato e narrato le vicende che interessarono Rogliano e il passaggio delle truppe garibaldine che furono accolte con favore nella cittadina del Savuto. Meno fervore Giuseppe Garibaldi incontrò nella vicina Cosenza anche se Il Monitore Bruzio, il giornale della Calabria citeriore, descrive lo stesso entusiasmo anche nel capoluogo dei bruzi. “Chi mai degnamente narrar potrebbe l’ingresso del Dittatore in questa Città? Ci contenteremo perciò di pochi cenni e diremo soltanto che la nostra provincia non fu seconda a nessun’altra nel festeggiare l’arrivo dell’Uomo straordinario, il cui cammino non fu che un continuo trionfo. Da Rogliano a Cosenza percorse dieci miglia tra un popolo numeroso che da paesetti e villaggi era disceso sulla via per contemplare un istante l’aspetto del nostro Liberatore. Il giorno 31 agosto resterà nei nostri cuori perennemente scolpito quando verso un’ora di giorno, lo vedemmo giungere e come torrente sentimmo traboccarci la gioia d’ogni parte”.

Il balcone di Palazzo Morelli da cui Garibaldi emanò i decreti

Ma fu proprio a Rogliano che, il 31 agosto 1860, Giuseppe Garibaldi emanò i famosi decreti a favore dei “contadini poveri di Cosenza e Casali”. Ne scrive bene Leonardo Falbo insieme ad altri storici locali in un suo ampio lavoro scientifico. Di decreti in realtà Garibaldi ne aveva emanato altri. Il 19 maggio ad Alcamo emanò l’abolizione della “famigerata” e “odiosa” tassa sul macinato e dei dazi sull’importazione dei cereali e dei legumi. Il 2 giugno con un altro suo decreto infiammò i braccianti e contadini della Sicilia, dividendo i demani comunali. Nel testo si diceva tra l’altro che “ne avrà una quota certa anche chi si sarà battuto per la Patria”. Garibaldi poi emanò altri decreti riguardanti la distribuzione di sussidi alle famiglie povere di Palermo, il risarcimento dei danni provocati dai bombardamenti borbonici e l’adozione da parte dello Stato degli orfani dei caduti in combattimento. Il 31 agosto 1860 Garibaldi arrivò a Rogliano da dove decretò in nome dell’Italia e di Vittorio Emanuele: abolì la tassa sul macinato per tutte le granaglie eccettuato il frumento, pel quale è conservata la tassa esistente nei diversi comuni; ridusse il prezzo del sale alla data del 31 agosto da grani otto a grani quattro per ciaschedun rotolo; e infine consentì agli abitanti poveri di Cosenza e Casali di esercitare gratuitamente gli usi di pascolo e semina nelle terre demaniali della Sila.

Palazzo Morelli, la lapide che ricorda l’emanazione dei decreti garibaldini
Palazzo Morelli, la stanza in cui venne ospitato l’Eroe dei Due Mondi

I provvedimenti tanto attesi dai contadini gli guadagnarono il favore del popolo. Ma Garibaldi seppe anche coinvolgere la nobiltà locale. Nominò il roglianese Donato Morelli Governatore della Provincia. Divenne il primo presidente della Provincia bruzia. Sorse quindi un governo provvisorio denominato “Governo generale della Calabria Citra” che esercitò sul territorio il potere autonomo riconosciuto dal Re Vittorio Emanuele II°. Donato e il fratello Vincenzo erano stati fra i protagonisti dei moti nel napoletano del 1848 e per questo motivo subirono il carcere. I cittadini di Rogliano vollero che il generale liberatore, ospitato in casa Morelli, fosse proclamato cittadino onorario e il 24 ottobre successivo il riconoscimento fu deliberato dalla civica assise fra i figli illustri della piccola capitale del Savuto. Scrive ancora Falbo: “i decreti emanati dal Generale durante la sua permanenza a Rogliano crearono speranze tra i ceti poveri, un sogno che durò solo pochi giorni. Il decreto a favore degli abitanti poveri di Cosenza e dei Casali non fu mai attuato perché Morelli, con un altro decreto datato 5 settembre 1860, svuotò le disposizioni di Garibaldi. Il provvedimento non era ben visto dai grandi proprietari che mai avrebbero rinunciato alla difesa dei loro interessi. Cinque giorni dopo l’emanazione, infatti, lo stesso Morelli, appartenente al ceto dei possidenti, ridusse le zone concesse ai contadini per esercitare i diritti di pascolo e di semina e stabilì che questo esercizio non poteva impedire ai proprietari di far valere le proprie ragioni. I contadini rimasero nella loro storica miseria nonostante i tentativi di ribellione che si susseguirono”.

*Sacerdote e giornalista

Il registro con il verbale della cittadinanza alla Casa delle Culture di Rogliano

Il documento che attesta la Cittadinanza Onoraria di Rogliano a Giuseppe Garibaldi

LO STORICO volume delle delibere del Decurionato della Città di Rogliano custodisce la pagina nella quale il gen. Giuseppe Garibaldi viene insignito del titolo di cittadino onorario. Si tratta di un breve documento, di una sola pagina, nel volume del 1860. Custodito nella Casa delle culture di Rogliano è a disposizione degli studiosi. Così si legge alla pagina 24 ottobre 1860: “L’anno 1860, il giorno 24 Ottobre in Rogliano, riunito il Decurionato della città di Rogliano e questo composto dal Sindaco Don Francesco Clausi Schettini, dai Decurioni Don Vincenzo Galli, Don Pietro Piro, Don Nicola Tosti, Don Giuseppe Stumpo, Don Michele Tosto; Geremia Sicilia, Francesco Gallo e Don Rosario Garofano, ha conferito ad unanimità la cittadinanza all’Illustre Generale Giuseppe Garibaldi, a titolo di gratitudine, amore e riverenza. Fatto, e deliberato nel giorno, mese ed anno come sopra”. Nel palazzo della famiglia Morelli, che accolse e ospitò Garibaldi, è custodita la stanza memoriale della sua visita e all’esterno è posta una lapide che ricorda l’evento del 31 agosto e la proclamazione dei decreti nella cittadina roglianese.

Hanno collaborato a questo reportage Aurelio Scaglione e Leonardo Falbo.

Fonte: Parola di Vita

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