Al “Museo del Pane di Cuti” presentato l’ultimo libro di don Enzo Gabrieli

don Enzo Gabrieli

LA VICENDA del <Cristo alla Colonna> fra storia e romanzo, i motivi che hanno portato alla stesura del libro <L’ombra di Michelangelo> (Pellegrini Editore), la genesi del testo, gli aspetti artistici, teologici e comunicativi legati al volume il cui autore, don Enzo Gabrieli, è stato ospite della rassegna letteraria curata da Pina Oliveti. Tutto questo al Museo del Pane di Cuti. Un lavoro, quello del sacerdote e scrittore roglianese, pubblicato in occasione degli ottocento anni dalla consacrazione della cattedrale di Cosenza sede della Congregazione dei Nobili custode, quest’ultima, dell’opera attribuita postuma al grande artista rinascimentale. Una storia, quella delle statuette del <Cristo alla Colonna> e del <San Sebastiano> di Angelo Rinaldi (allievo del maestro fiorentino), entrambe conservate all’interno del Museo Diocesano, poco conosciuta ma coinvolgente: Buonarroti realizza la scultura che nel tempo, dopo essere stata nella disponibilità di Cosimo III° de’ Medici viene in possesso del viceré di Napoli, Fernando Joaquim Fajardo Alvarez de Toledo, quindi del nobile cosentino Antonio Caputi componente della fratellanza bruzia. L’avvenimento è suffragato da un documento conservato nell’Archivio di Stato  e datato 1776. Parte da qui l’idea del sacerdote. “Ho utilizzato la tecnica del romanzo per raccontare questa storia attraverso i documenti, avviando un percorso sulla base di indizi importanti. Inoltre – evidenzia l’autore – c’era una tradizione orale e una somiglianza con il Cristo conservato nella Basilica di Santa Maria sopra la Minerva a Roma”. Una operazione tra fantasia e realtà, dunque, che tende a far luce sulla vicenda ma, anche, ad essere stimolo per la promozione della ricerca sulla microstoria. In più, a definire un nuovo itinerario storico-artistico. Il contenuto del volume, ricordiamo, ha ispirato un cortometraggio. Alla iniziativa, assieme a don Enzo sono intervenuti Pina Oliveti e Gaspare Stumpo.

Fonte: Parola di Vita

Le foto sono di Paolo Scebba

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