Rogliano. L’organo a canne del Duomo, una storia lunga 284 anni (video)

di Gaspare STUMPO *

“SIAMO qui riuniti per la benedizione di quest’organo restaurato che dopo molti anni di silenzio renderà più lieta e solenne la celebrazione della divina liturgia. Anche l’arte musicale al servizio del culto tende allo scopo primario di dar gloria a Dio e di santificare gli uomini”. Le parole dell’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Giovanni Checchinato, sono echeggiate tra le mura del duomo come un invito a celebrare la grandezza di Dio nella preghiera e a costruire l’esistenza umana su basi solide nella piena adesione al progetto divino e nell’amore verso il prossimo come fulcro dell’esperienza cristiana. “Il suono dell’organo in un contesto celebrativo sostiene il canto unanime dei fedeli, espressione di quel cantico nuovo che sarà veramente tale se all’accordo degli strumenti e delle voci si unirà la santità della vita. Canteremo bene – ha spiegato l’arcivescovo – se vivremo bene nella chiave della divina volontà e nell’armonia della carità fraterna”. Mons. Checchinato ha presieduto il rito di benedizione dell’antico organo della chiesa di San Pietro dopo l’operazione di restauro durata alcuni anni e resa possibile grazie ai fondi dell’otto per mille destinati al recupero di beni ecclesiastici d’interesse storico e culturale. Lo strumento a canne è situato nella cantoria, sopra l’ingresso principale dell’edificio religioso. Elegante nella forma, discreto nella collocazione logistica, è tornato ad emettere suoni dopo quasi cento anni. Protagonista, alla tastiera, l’organista e compositore don Pasquale Panaro (nella foto di apertura). All’evento hanno partecipato il sindaco Giovanni Altomare, diversi religiosi e religiose (tra questi don Mario Rota, ordinato sacerdote il 20 aprile), il maestro organaro Roberto Esposito, fedeli provenienti dalle diverse Comunità del Cosentino. Tutti hanno avuto la possibilità di ascoltare la potenza del suono prodotto dallo strumento in un contesto spaziale (non solo sacro) sontuoso nel suo aspetto artistico e architettonico. Il programma ha previsto l’esecuzione di brani di Johann Sebastian Bach, Girolamo Frescobaldi, Claudio Monteverdi, Domenico Zipoli, Marco Frisina, Luigi Maletta e Pasquale Panaro. Il concerto ha visto protagonisti il coro diocesano e quello dell’unità pastorale di Rogliano, entrambi diretti da don Serafino Bianco. Come brano introduttivo è stato scelto “Sei bella, Maria”. Un omaggio alla Immacolata Concezione (Patrona di Rogliano) simbolo di bellezza e perfezione.

Costruito nel 1740 a Napoli, trasportato via mare e poi a dorso di muli

L’ABBABDONO causato dagli effetti del tempo molto spesso cancella il ricordo facendolo sprofondare nell’oblio. In quel tunnel della dimenticanza che inghiotte la storia annullando, in tutto o in parte, patrimoni non più in grado di essere ereditati (e fruiti) come testimoni di un processo culturale su cui si basano memoria, azione e identità. Il 12 aprile 2024 è una data che rimarrà negli annali in quanto, dopo un periodo che riporta ai primi anni del Novecento, l’organo della chiesa di San Pietro è tornato a far sentire le sue note forti e solenni. Tra le pagine dei libri conservati all’interno degli archivi ecclesiali gli autori del tempo raccontano l’iter della sua realizzazione, avvenuta a Napoli nel 1740 ad opera del maestro Tommaso De Martino su commissione del clero roglianese. Successivamente, chiuso in cinque casse di legno era arrivato via mare ad Amantea, trasportato a dorso di muli e accolto nel Savuto tra due ali di gente festante. Per oltre cento anni da quel 23 febbraio 1741 il Duomo era rimasto sprovvisto di organo per le conseguenze del catastrofico terremoto del 1638. L’organo classico è considerato lo strumento “principe” nella liturgia della Chiesa latina. Quello della chiesa di San Pietro è stato sottoposto più volte, nel corso degli anni, a operazioni di manutenzione straordinaria: la prima ad opera del maestro Nicola Roppi, nel 1825, l’ultima nel 1900. Nel 1933 era ancora in funzione ma probabilmente in condizioni deficitarie. La sua struttura è contenuta in una cassa lignea decorata, mentre la facciata è caratterizzata da tre campate con trentuno canne in stagno e piombo disposte a cuspide.

* gasparemichelestumpo@pecgiornalisti.it

Fonte: Parola di Vita

Il video dell’evento

***

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.