Valle del Savuto. L’emergenza frena imprese, commercianti ed artigiani

“CARO presidente Conte ci dica dove abbiamo sbagliato”. Potrebbe iniziare in questo modo la lettera di tanti negozianti e titolari d’azienda del Savuto che, penna in mano, avvolti nel cupo silenzio delle attività, guardano al futuro senza certezze. Piccoli e grandi imprenditori, commercianti, artigiani, padri e madri di famiglia, anche giovani, che hanno scelto di vivere negli antichi borghi della Vallata. Penalizzati dall’emergenza Covid oppure dall’azione di una classe politica che non ha lavorato adeguatamente per un vero e proprio sviluppo del territorio? Chi non conosce le dinamiche di questi luoghi non può capire. Chi ha scelto di scommettere sulla forza delle idee investendo in un’area di provincia lontana dai grandi commerci rischia di veder fallire la propria attività. Eppure, la maggior parte di queste persone continua a rimanere qui. Come Vincenzo, titolare di una pizzeria, che spiega rammaricato: “sono rimasto da solo a servire la clientela, i dipendenti li ho posti in cassa integrazione. Non c’è lavoro”. Il suo locale si trova nella zona di Piano Lago e in “tempi normali” è un punto di riferimento per famiglie, impiegati d’azienda e comitive di giovani. Gaby gestisce un pub dall’ambiente trendy frequentato perlopiù dalle nuove generazioni. Riconosce, nella breve chiacchierata, che le abitudini dei consumatori è lontana dall’asporto, dal consumo settimanale di pietanze e bevande tipico del locale sotto casa. Tommaso ha scelto di non aprire nonostante abbia inaugurato da poco il suo bar nel centro storico di Santo Stefano di Rogliano. Giusto il tempo di  “impattare” con le regole contenute nei vari dpcm. “Come si fa – spiega – a tenere aperto per la somministrazione un numero ridotto di caffè? Per qualche bibita o cornetto?  Mancano i presupposti, manca la gente per le strade e nelle piazze. Tutto ciò è demoralizzante”. Marco, invece, è un abile pasticcere, creativo, innovativo. Fa di tutto per catturare l’attenzione della clientela e promuovere la sua produzione. Fornisce un dato scoraggiante: “continuiamo a rimanere aperti ma il nostro fatturato non supera il 15% rispetto al passato. Quello che di domenica si preparava per eventi da condividere in maniera molto più larga oggi si riduce al classico vassoietto di dolci per la famiglia”. Niente più feste, pranzi e banchetti. Niente palloncini, festoni e colori, anche il negozio che fornisce “tutto per il party” a Rogliano ne esce penalizzato. Un effetto domino che colpisce il mondo della piccola impresa e la catena della vendita al dettaglio: dall’abbigliamento all’alimentare, alla vendita di accessori, dai servizi per la scuola e la cultura a quelli di sostegno alla innovazione. Le giornate volgono al termine e le casse rimangono vuote.

(Massimiliano Crimi)

Fonte: Parola di Vita

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