Viaggio nelle zone di guerra per portare aiuti alle popolazioni. L’esperienza di Sergio Bellavia e Giuseppe Tiano

UN VIAGGIO attraverso la Grecia, la Bulgaria, la Romania e la Moldavia fino a Odessa, in Ucraina. Il paesaggio è straordinario, un po’ meno le strade (e le autostrade) compresi i controlli alle frontiere e i contesti legati  a realtà sociali spesso in fermento. Come il gruppo di operai del bacino minerario di Stara Zagora che protesta contro la decisione del Governo bulgaro di chiudere il 50% delle centrali elettriche a carbone per via della transizione ecologica. Sergio Bellavia, salentino di Novoli, e Giuseppe Tiano, roglianese, trasportano aiuti umanitari destinati alle popolazioni ucraine. Quaranta cartoni contenenti generi alimentari, farmaci, prodotti sanitari e dispositivi per la medicina d’urgenza. Pesano 280 chilogrammi ma tutto è in regola. Anche la documentazione delle merci è tradotta in più lingue per facilitare la comprensione del testo. Quello di Sergio e Giuseppe, attivisti umanitari, è un vero e proprio diario fatto di testimonianze, imprevisti, preoccupazioni. Di stanchezza e di concreta felicità per la buona riuscita della missione. Sono sicuri del loro compito, non è la prima volta che si recano all’estero per sostenere uomini e donne in difficoltà. Il materiale in arrivo dall’Italia è necessario e per certi aspetti indispensabile. Giunti a Odessa, dopo aver superato diversi check point, i due sono accolti da padre Valentino Matushevskyi della parrocchia Divina Misericordia. Al religioso consegnano pacchi destinati a Cherson, lungo il fronte di guerra. Più tardi si ritrovano nella periferia della città ospiti (assieme ad altri diciotto volontari lombardi) di padre Vitaly Novak, un sacerdote della Famiglia Vincenziana. Chiusi in casa, di notte, Sergio e Giuseppe seguono (e filmano) i rumori e i bagliori dei bombardamenti. Durante la breve permanenza, tra Odessa, Mikolaiv e Kiselivka, realizzano un vero e proprio reportage. Annotano tutto ciò che vedono (strade e piazze distrutte, case e scuole sventrate, ospedali depredati, campi minati), raccolgono testimonianze, si rendono conto delle condizioni in cui vivono donne, anziani e bambini. Tutto è drammaticamente vero davanti ai loro occhi. Promettono di ritornare. Il loro obiettivo è la consegna di un’ambulanza all’ospedale di Cherson. La speranza è che il nuovo progetto “La carovana della solidarietà” possa concretizzarsi entro il 31 dicembre 2023 per concludere le attività dell’anno con un segno di amicizia e di pace.

(Gaspare Stumpo)

Fonte: Parola di Vita

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