Calcio dilettantistico, il titolo sportivo dell’Atletico Rogliano passa al Parenti *

di Paolo TUCCI *

NON STARO’ qui a cercare parole che non trovo per dirti cose vecchie con il vestito nuovo”. Cosi Guccini, in una sua nota hit di metà Anni ’70, traduceva in versi, in campo esistenziale, la fatica di tirare avanti la vita scendendo, in buona sostanza, a compromessi. Un dilemma che nell’ultimo periodo, mutandolo nel campo prettamente calcistico, attanaglia, caratterizzandole, le miei giornate. Già qualche mese fa, proprio sull’onda di questo disaggio, avevo rilasciato una dichiarazione nella quale, con assoluta convinzione, ma non senza dolore e mestizia, annunciavo la fine, tristissima nella sua “involuzione”, dell’avventura targata Atletico Rogliano. Progetto portato avanti, tra innumerevoli difficoltà, insieme ad uno sparuto numero di collaboratori che contare sulle punte dalle dite appare un lusso, che si era prefissato il “velleitario” scopo, senza proclami di sorta e voli pindarici, di promuovere il calcio dilettantistico, volutamente in maiuscolo e nella sue eccezione più nobile, nel nostro circondario.

Proponimento che, dopo un’esperienza quarantennale di calcio vissuto in polverosi e pietrosi campi di provincia, strizzato l’occhio a quell’aggregazione sociale che è sempre stata la cifra stilistica della mia vita, mi sembrava un atto dovuto nei confronti di un territorio che amo più di me stesso. Un fine nobile, lasciatemi passare il termine, che però qualcuno, spesso scadendo in becere controversie politiche, ha voluto, se non apertamente di sicuro in modo fittizio, decisamente ostracizzare promuovendo appunto un marcato ostracismo che di fatto né ha decretato la caduta. Lasciato solo, insieme alla sola compagnia di mister Amato, novelli Don Chisciotte e Sancho Panza stroncati dai mulini a vento di istituzioni sorde e lontane, morsi dai denti aguzzi di una quasi totale indifferenza, percorsi dalla lontananza di cittadini e tifo, porre la parole fine ad un sogno venato di ambizione era davvero qualcosa inevitabile. Eppure buttare del tutto al vento anni di fatica, vanificare sacrifici fatti di sangue e sudore, lasciare cadere nell’oblio risultati, il cui valore reale va oltre il puro e semplice blasone, ai mie occhi appariva un peccato mortale.

Un’ignominia che il mio carattere battagliero mi spingeva, in qualche modo, a rifuggire. E se il mio grido di aiuto alle nostre latitudine era, perché purtroppo nessuno è profeta in patria, rimasto del tutto inascoltato, il tendere la mano della vicina cittadina di Parenti, con la richiesta del nostro titolo sportivo, è apparso un gesto tanto gradito quanto provvidenziale. E così un accordo immediato, che ha permesso la resurrezione del calcio giocato nel centro presilano, sancendo di fatto l’acquisizione del titolo di II categoria alla neo compagine parentese, ha fatto si che lo spirito del mio Atletico Rogliano, seppur in forma e modo diverso, continuasse a sopravvivere. Per alcuni di sicuro una vittoria di Pirro, per me invece un accaduto pieno di risvolti e di significati che travalicano i confini dello sport. L’amaro in bocca però rimane, non potrebbe essere altrimenti, ed è proprio quello che mi spinge, lontano da ogni rancore (non mi appartengono queste nefandezze), a dare il mio supporto a quelle squadre che non portano il nome di Rogliano. E senza stare più a cercare parole che non trovo per dirvi cose vecchie con il vestito nuovo, come sempre, vi abbraccio.
 
*già presidente Atletico Rogliano

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