La qualità della dieta nelle persone affette da LES *

di Angela CALENDINO *

Il 10 maggio si è svolta la giornata mondiale dedicata al Lupus Eritematoso Sistemico (LES) che è una malattia reumatica autoimmune, infiammatoria sistemica e cronica con sintomi comuni di affaticamento, dolori articolari e muscolari, lesioni cutanee, nonché manifestazioni più gravi che colpiscono i reni, il sistema nervoso centrale, il cuore e i polmoni. I sintomi tra i pazienti possono essere eterogenei, intermittenti e di gravità variabile. La relazione tra nutrizione e LES non è ben stabilita ma, ormai, è appurato che la qualità della dieta è importante nella gestione dei pazienti con LES in quanto hanno un rischio maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari (CVD), una delle principali cause di morte in questa popolazione. Di conseguenza, i regimi dietetici per i pazienti con LES sono principalmente volti a ridurre il rischio CVD. Tuttavia, prove recenti suggeriscono che abitudini di vita più sane migliorano anche i marker infiammatori e la funzione immunitaria, con possibili benefici su molti sintomi della malattia. Modelli dietetici non salutari possono contribuire allo sviluppo e al decorso del LES. Gli studi hanno riportato un’elevata prevalenza di pazienti in sovrappeso e obesi con LES e lo stato di sovrappeso è stato associato alla presenza di carenze nutrizionali e peggioramento della malattia. Le diete malsane possono portare a disturbi del microbioma intestinale e intaccare le barriere intestinali, consentendo alle proteine alimentari non digerite di entrare nel sistema circolatorio e attivare la risposta immunitaria. Gli anticorpi formati contro gli antigeni alimentari specifici potrebbero quindi reagire in modo incrociato con i tessuti umani portando allo sviluppo di malattie autoimmuni extra-intestinali.

In uno studio recente è stato dimostrato che gli anticorpi contro gli antigeni alimentari si trovano comunemente negli alimenti trasformati industriali, compreso il frumento (glutine), latte, arachidi, soia, uova e mais e hanno tutti dimostrato una reattività crociata con le proteine dei tessuti umani. Gli anticorpi anti-glutine possono avere omologie di sequenza e reagire in modo crociato con gli antigeni cerebrali, indicando un possibile collegamento tra le diete occidentali e le malattie neurodegenerative e neuropsichiatriche. Il glutine sembra anche contribuire alla disfunzione della giunzione stretta e alla permeabilità intestinale associata all’inizio della cascata autoimmune. Evitare gli alimenti contenenti glutine potrebbe migliorare i sintomi delle malattie autoimmuni non celiache riducendo la permeabilità intestinale, l’infiammazione e l’inizio dell’auto-reattività. Inoltre, il consumo giornaliero di frutta e verdura fresca potrebbe avere un impatto positivo sui sintomi della malattia del LES. Dagli studi emerge che il cambiamento dietetico nei pazienti affetti da LES ha ridotto la gravità dei sintomi del 21,3% e, inoltre, sono stati riportati benefici anche per quanto riguarda la perdita di peso, i dolori articolari/muscolari, l’affaticamento, l’umore, il sonno, la nausea e le eruzioni cutanee.

Quali cambiamenti bisogna attuare per migliorare la condizione del LES? Il regime alimentare da adottare deve essere più ricco di verdure e frutta fresche e, al contrario, deve essere a bassissimo o nullo contenuto di zuccheri, di alimenti trasformati, di glutine, latticini, carboidrati e alcool. Questo tipo di dieta è associata a miglioramenti nell’infiammazione cronica di basso grado, tra cui una minore concentrazione sierica di proteina C reattiva, fibrinogeno e leucociti totali, grazie all’ azione antinfiammatoria e alla presenza di fibre nei cibi quali verdura, frutta, pesce e olio d’oliva e grazie all’astinenza di prodotti animali e zucchero. Al contrario, un’elevata assunzione di composti presenti negli alimenti trasformati come zucchero e glutine è associata a disbiosi intestinale, infiammazione sistemica ed esacerbazione dei sintomi del LES. E’ stato scoperto che i pazienti con LES in remissione clinica che mangiavano spesso carne, fast food o cibi fritti avevano livelli più bassi di C3 (proteina del complemento) rispetto ai pazienti che avevano un’elevata assunzione di verdure, frutta e pesce. È interessante notare che la sostituzione di una porzione di carne rossa con fonti proteiche alternative (inclusi pollame, pesce, legumi o noci) è stato associato a livelli più bassi di Proteina C reattiva e quindi ad una infiammazioni più bassa. In una recente revisione sistematica, è stato osservato che le diete ricche di verdura, frutta e fibre riducono il dolore articolare, mentre le diete ricche di carne e latticini hanno esacerbato l’infiammazione articolare. Come il glutine, il latte vaccino ha un’elevata antigenicità e potrebbe aumentare il rischio di sviluppare disordini autoimmuni. Una dieta priva di glutine, latticini e carne può migliorare i sintomi autoimmuni attraverso una riduzione della reattività immunitaria a questi antigeni alimentari. Altri meccanismi attraverso i quali questa tipologia di dieta potrebbe migliorare i sintomi del LES includono la promozione della perdita di peso, la diminuzione dell’assunzione di composti pro-infiammatori presenti negli alimenti trasformati e nelle carni e l’aumento dell’assunzione di metaboliti vegetali anti-infiammatori. Fibre e acidi grassi omega-3 sono stati ripetutamente collegati a risultati migliorati nei pazienti con LES per quanto riguarda la riduzione dello stress ossidativo, dell’infiammazione e della gravità della malattia. I cambiamenti nella dieta hanno portato alla perdita di peso in molti pazienti.

L’eccesso di peso è un fattore di rischio di infiammazione ed è stato collegato a sintomi e qualità di vita peggiori nei pazienti con LES. Una riduzione del tessuto adiposo bianco può diminuire i mediatori infiammatori circolanti e migliorare gli esiti correlati alla malattia del LES. Il cambiamento delle abitudini alimentari e la perdita di peso associata possono anche aiutare la gestione dell’affaticamento nei pazienti con LES. L’affaticamento colpisce fino all’80% dei pazienti ed è uno dei sintomi più comuni e invalidanti.  In molti studi di intervento dietetico, i livelli di affaticamento sono stati inversamente correlati alla perdita di peso quindi, se si parte da una situazione di sovrappeso o obesità, più si perde peso e più l’affaticamento tende a migliorare. In conclusione, i pazienti affetti da Lupus che cambiano regime alimentare e che riescono ad adottare questo cambiamento per lungo tempo, possono ottenere miglioramenti importanti nei sintomi della loro malattia.

*Biologa-nutrizionista

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