La Via Popilia e il Ponte di Annibale sul fiume Savuto *

di Gaspare STUMPO *

IL DIBATTITO sul tracciato della Via Popilia non è mai cessato e molto spesso ha dato origine a confronti su argomenti di carattere storico ed architettonico tra appassionati, esperti e studenti universitari. Un dibattito che ha messo in luce l’attenzione mai sopita nei confronti di una delle più antiche ed interessanti infrastrutture di epoca romana. Una strada logisticamente considerevole per questioni economiche, sociali ma anche e soprattutto militari, certamente funzionale agli interessi di un’epoca in cui rigore, logica ed efficienza sono state alla base della costruzione di  ponti, gallerie, strade, acquedotti, dighe, edifici e cloache. Non a caso, infatti, molte di queste opere sono ancora visibili e fruibili. Come il Ponte di Annibale (o di Sant’Angelo) situato in territorio di Altilia-Scigliano, nell’area del Medio Savuto, in provincia di Cosenza.

Il Ponte di Annibale sul Fiume Savuto

E’ tra i reperti archeologici meglio conservati della Via realizzata tra il 131 ed il 128 a.C. su decisione del console Publio Popilio per collegare Reggio a Capua, lungo una serie di passi e fondovalle interni con raccordi sulla costa solo in prossimità dei porti per il carico delle merci, ad oggi quasi completamente scomparsa tranne che in alcuni brevi tratti pavimentati. L’ipotesi che il Ponte di Annibale potesse essere parte integrante della più importante opera viaria del Mezzogiorno progettata circa ottanta anni dopo il passaggio del grande condottiero cartaginese è davvero affascinante. Esso venne edificato in modo da sfidare il tempo, le intemperie e la forza del fiume in un’area ideale per caratteristiche orografiche e consistenza geologica e lungo la fascia geografica (Cosentia ad flumen Sabatum) particolarmente adatta per sicurezza, esposizione e ricchezza ambientale. Nelle sue vicinanze si trova la cappella (con annesso rudere) dedicata a Sant’Angelo per via di una vecchia leggenda popolare. In 2150 anni di storia l’opera ha subito mutamenti dovuti a fattori naturali o ad interventi (a volte anche maldestri) da parte dell’uomo. Un’opera monumentale pensata ed eretta in un contesto rurale, non certo urbano. Che rientrava, a quel tempo, in un sistema di infrastrutture certamente strategico per l’Impero.

* (gasparemichelestumpo@pecgiornalisti.it)

Fonte: Parola di Vita estate

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