Si è spento Settimio Aloisio, un altro figlio illustre di Aiello Calabro *

di Francesco IACUCCI *

Settimio Aloisio ci ha lasciati. All’età di 89 anni un altro illustre figlio di Aiello Calabro si è spento a Buenos Aires. Settimio lasciò Aiello Calabro da giovanissimo insieme a tutta la famiglia: una famiglia convintamente comunista che si era distinta già per la campagna referendaria del 1946 a favore della Repubblica. Ma la povertà della nostra terra li spinse a partire per l’Argentina per cercare fortuna come tanti, troppi altri calabresi. Solo che i fratelli Aloisio sarebbero diventati ben presto famosi. Sono tanti i racconti legati alla famiglia che mi rimandano agli anni della mia giovinezza quando sentivo parlare, per esempio, del fratello di Settimio, Ferdinando. Nando fu sindacalista dell’Inca CGIL dell’America Latina, antifascista combattente per i diritti degli emigrati in un’Argentina in cui ben presto il regime peronista avrebbe cercato di spegnere tutte le voci di dissenso. Lo ascoltai parlare una volta a Roma alla FAO insieme ad altri grandi leader di quegli anni, arrivò in macchina con Pajetta il responsabile “esteri” dell’allora Partito Comunista. Le sue origini aiellesi mi riempivano di orgoglio. Settimio, invece, appassionato più di sport che di politica, si fece strada in Argentina partendo da zero con determinazione e spirito di iniziativa fino a diventare l’agente di grandissimi campioni e stimato intermediario.

Fu l’agente di Caniggia e Batistuta ma il colpaccio arrivò quando scoprì un giovane talento di nome Diego Armando Maradona.

La storia di quella estate è diventata ormai famosissima. In quell’anno Aloisio lavorava nell’Argentinos Juniors e in Argentina si disputavano i Mondiali di calcio. Fu lui ad insistere con Di Marzio, allora allenatore del Napoli, perché vedesse giocare il giovane Maradona, offeso e imbronciato perché non era stato convocato in nazionale. Da quel giorno Di Marzio e Aloisio fecero di tutto perché il futuro pibe de oro potesse arrivare in Italia e da lì alle più alte vette del successo calcistico. Ho letto con commozione le parole con cui il figlio di Di Marzio, Gianluca, ricorda Settimio Aloisio. Sono certo di interpretare il sentimento di tutti gli aiellesi nel dolore per la morte di Settimio e nell’abbraccio a tutta la sua famiglia, al fratello Italo, alle sorelle, ai figli e ai nipoti. Uno di loro Carlito ha seguito le orme dello zio ed è procuratore di calcio, chissà che non ci regali qualche sorpresa in futuro. D’altra parte buon sangue non mente.

*vice presidente del Consiglio regionale della Calabria

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