Cosenza, imposto il Pallio a mons. Giovanni Checchinato. Cerimonia in Cattedrale

“QUESTA terra calabrese e particolarmente cara al Papa e ha un posto speciale nel suo cuore. Vi invito a rispondere conquesro aspetto con una preghiera per la sua persona e la sua delicata missione”. È stato questo uno dei passaggi più belli dell’omelia pronunciata da mons. Paul Emil Tscherrig in Cattedrale. Ha parlato del significato del Pallio, il nunzio apostolico per l’Italia e San Marino. Ha parlato di comunione dell’Arcivescovo con il Papa e con i fedeli della Diocesi. Ha richiamato il compito che scaturisce della professione di fede dello stesso Pastore. Così, ha ripercorso i momenti culminati del rito. Dalla confessione secondo il Credo della Chiesa alla formula che dice proprio il significato del pallio: segno e vincolo di unità. Una comunione espressa già dal vicario generale, mons. Gianni Citrigno nel saluto iniziale, e resasi ancor più viva ed efficace nell’abbraccio che i Vescovi delle Chiese che sono in Calabria e i presbiteri dell’Arcidiocesi hanno donato a mons. Giovanni Checchinato. Per l’occasione, nella Cattedrale gremita, sono intervenuti mons. Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra, mons. Maurizio Aloise, arcivescovo di Rossano – Cariati, mons. Stefano Rega, vescovo di San Marco Argentano – Scalea, mons. Francesco Milito, amministratore apostolico di Oppido Mamertina – Palmi, mons. Leonardo Bonanno, vescovo emerito di San Marco Argentano – Scalea, mons. Giuseppe Piemontese, vescovo emerito di Terni – Narni – Amelia e già amministratore apostolico di Cosenza – Bisognano dopo la morte di mons. Francesco Nolè. Significativo l’abbraccio tra mons. Checchinato e mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo emerito di Cosenza – Bisignano. 

Presenti anche le massime autorità civili e militari. Il Pallio è una stoffa di lana che dice il richiamo agli agnelli. E il brano del Vangelo echeggiato in Cattedrale ne ha anticipato contenuti e riflessione, con l’invito di Gesù a Pietro di “pascere le pecorelle”. È uno dei compiti del Pastore, in comunione con il “buon pastore”. “Anche dopo i momenti difficili, i rinnegamenti e la paura, le notti delle reti vuote – la certezza di mons. Tscherrig – il Signore ci invita a tornare al primo amore, alla prima chiamata, cercando di capire come renderla attuale e viva, per noi e per gli altri, ascoltando il ‘Seguimi’ ricevuto nella nostra Galilea”. Un impegno che dice responsabilità per tutti, e che intanto, per crescere.

(Fabio Mandato)

Fonte: Parola di Vita

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