Santo Stefano accende il grande albero di luci nel segno della speranza

“NON si spengono le luci su Santo Stefano di Rogliano”. L’albero di Natale stilizzato più grande del meridione d’Italia anche quest’anno tornerà ad illuminare il Monte Tirone. Dalla zona più alta del paese, sul greppo che domina l’antico abitato, dal Santuario dedicato a Santa Liberata, parte l’insieme di luci che, come da tradizione, sarà visibile da molti angoli del Savuto. “E’ importante in questo difficile periodo non perdere il nostro essere Comunità, uniti e laboriosi. L’emergenza sanitaria, il Covid – ha affermato il sindaco Lucia Nicoletti – non deve assuefare ogni nostra speranza di un domani migliore, di un ritorno alla normalità. Non dobbiamo, perché vittime inconsapevoli del virus, cancellare ogni nostra manifestazione di gioia. L’albero di Natale che illumina il nostro abitato vuole essere l’insieme di luci che ci guidano verso un domani diverso, quando torneremo tra le strade, tra i vicoli senza paura di niente e di nessuno”. La costruzione dell’immensa  struttura richiede mesi d’impegno: 1400 lampade accese e un perimetro d’area di circa mezzo chilometro. Venticinque sono le palle utilizzate per conferire al disegno tridimensionale bellezza e luminosità. Una stella è posta invece come punto di partenza, sull’apice del Santuario, mentre la sagoma si snoda fino al maggior agglomerato urbano, a valle. Un grande spettacolo ingegneristico alla cui realizzazione è impegnato un nutrito gruppo di volontari. L’accensione è programmata per la vigilia dell’Immacolata. Il grande Albero di luci santostefanese ricorda quello (da Guinnes) di Gubbio. Da alcuni anni le due cittadine sono gemellate. Calabria come Umbria. Gubbio come Santo Stefano di Rogliano. Un legame destinato a rafforzarsi. Ma altri, da queste parti, sono i momenti che richiamano la Memoria. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre, per esempio, le famiglie accendono le cosiddette “stizze”. Una sorta di candela posta su una tegola di creta collocata dietro la finestra in segno di devozione alla Vergine, chiamata “uminera” – simbolo di luce e calore, auspicio per un futuro migliore. Una tradizione legata molto probabilmente a solstizio d’inverno. In un periodo molto difficile, a volte buio per i tanti drammi legati all’emergenza pandemica, Santo Stefano non spegne le sue luci e prepara un Natale consapevole, essenziale ma carico di speranza.

(Massimiliano Crimi)

Fonte: Parola di Vita

Si ringraziano, per la gentile concessione delle foto, i signori Stefano Barci e Renzo Perri

Il Santuario dedicato a Santa Liberata

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