“Che ansia!” *

di Deborah VIZZA *

E’ IL TITOLO del libro di Albert Ellis edito dalla Erikson ma è anche un’affermazione che noi tutti (nessuno escluso) ripetiamo con la frequenza di almeno una volta al giorno, inconsapevoli di come spesso (ma non sempre) questa sia fondamentale e appropriata per la nostra esistenza.

Ad oggi, con la situazione di emergenza sanitaria da Covid-19, evidenziata ancor di più dai bombardamenti mediatici, questa affermazione ha subito un incremento di frequenza tanto è vero che molte persone avvertono la famosissima ansia con un forte impatto, tanto da impedirgli (per quanto possibile) di tornare ad un normale funzionamento quotidiano. “Che ansia” si converte, dunque, in un’affermazione che determina una condizione di malessere psicologico, amplificato e aggravato da un messaggio errato che invita le persone a “gestire l’ansia” oppure a “controllare l’ansia” e vedremo come entrambi questi concetti, siano erronei alla base. Se vi dicessi … “Non pensate che il virus è altamente contagioso!” ci riuscireste? Credo che nessuno possa farlo! È innaturale che la nostra mente possa non creare dei pensieri, soprattutto quando la nostra attenzione si focalizza su uno specifico elemento e più ci diciamo di non pensare a quella cosa, più la nostra mente intensifica quel pensiero specifico e da lì inizia a raccontarci storie infinite al quale difficilmente pone una fine. Questi pensieri e queste storie che la mente crea, si collegano inevitabilmente alle nostre emozioni in quanto i pensieri e le parole che ci auto narriamo, riescono ad arrivare nel profondo di noi. A questo punto, se vi tornassi a dire “Non pensate che il virus è altamente contagioso e può provocare la morte di molte persone”, riuscireste a non essere spaventati o tristi?! Potreste gestire queste emozioni!? La mia risposta è ancora una volta negativa, perché l’essere umano è dotato del bagaglio delle emozioni che fuoriescono con una frequenza e con una intensità diversa a seconda di differenti elementi, come: le esperienze personali, i fattori contestuali, personologici ecc … .

Allora perché è sbagliato parlare di controllo o gestione dell’ansia? È sbagliato perché l’ansia è anch’essa un’emozione che insieme alla paura, rappresentano un campanello d’allarme che aiutano alla nostra sopravvivenza e alla nostra sicurezza, una tendenza all’azione che ci avverte che qualcosa sta succedendo o potrebbe succedere, con la differenza che cessato il pericolo, viene a decadere anche l’emozione della paura. In questi, come in altri casi, è difficile scindere l’emozione della paura da quella dell’ansia perché entrambe hanno caratteristiche simili e l’unico elemento che li contraddistingue è proprio la durata di persistenza del quadro sintomatologico, determinato dal fatto che per la paura, l’oggetto temuto è reale, mentre per l’ansia, è irrazionale o non reale. Sta di fatto che queste sensazioni sono spiacevoli e ci bloccano, facendoci rimanere ancorati in pensieri disfunzionali e inefficaci alla nostra vita e così l’ansia, come dice lo stesso Albert Ellis, diventa inappropriata, assumendo la forma di panico, fobia, terrore, tremore, soffocamento, annebbiamento mentale o qualsiasi altra tipologia di disturbo a livello fisico o psicosomatico.

Ma quali sono i sintomi legati all’ansia e cosa fare? I sintomi legati all’ansia sono differenti e cambiano da persona a persona. Molto spesso, il quadro sintomatologico legato al disturbo d’ansia o “ansia inappropriata”, è dovuto ai c.d. pensieri disfunzionali e molte persone, evitano di mettere in atto comportamenti che determinano il vivere una vita “normale” e nell’evitare, in realtà, non fanno altro che condurre la loro vita con una rotta innaturale.

È come navigare sulla propria barca ma senza avere nessuna possibilità di scegliere dove andare solo perché al timone, non c’è la persona, ma una banda di pirati che si diverte a cambiare rotta, beffeggiare, spiegare le vele o ricominciare il viaggio a proprio piacimento. Il mio bisogno di scrivere questo articolo, nasce per un motivo specifico, fare arrivare un messaggio importante: “L’ansia non si gestisce né si controlla perché fa parte di noi,
l’ansia si accoglie e si ascolta, perché portatrice di un messaggio e quando questa diventa prepotente, forte e il mare comincia ad essere sempre più mosso, fidarsi e affidarsi ad un/a professionista che insieme, possa avventurarsi in questa traversata, facendo sì che diventiate il capitano della vostra barca, il capitano di voi stessi e se all’interno dell’imbarcazione rimane questa banda di pirati che cerca di dirottarvi continuamente, ben venga! vorrà dire che avrete creato un vero e proprio equipaggiamento che salperà i mari nonostante le difficoltà”.

*Psicologa

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