Vaccinazioni, ancora disservizi. La vicenda del professor Carmine Antonio Muraca *

di Raffaella PASCUZZI *

LA CAMPAGNA massiccia prevista dall’1 al 4 maggio e organizzata dal Commissario Maria Pompea Bernardi e dal Direttore sanitario aziendale Antonio Talesa, sembrava dover preannunciare l’ottima organizzazione finalizzata alle vaccinazioni; peccato che al Palazzetto dello sport vada in scena l’ennesima rappresentazione teatrale di una piattaforma che rimanda a casa i regolarmente prenotati!

Raccontiamo la storia di uno dei tanti utenti che si è trovato a vivere un’esperienza, che se non fosse per la tragedia di questo momento storico, avrebbe del ridicolo.

Il Prof. Carmine Antonio Muraca è un docente che da mesi tenta di sottoporsi a vaccinazione. La storia del professore è quella di tante che, con la responsabilità di chi è consapevole di vivere nella Comunità scolastica, intende effettuare la vaccinazione.

Essendo residente nel Comune di Soveria Mannelli, decide di prenotarsi presso la struttura della sua cittadina, già dal mese di marzo; insieme ad alcuni colleghi si reca presso l’ospedale nel giorno indicato e gli viene proposto Astra-Zeneca, farmaco che, come noto, si sconsiglia a soggetti fragili, con gravi e imporatnti reazioni allergiche. Nella struttura manca un centro di rianimazione, come previsto dai protocolli e il medico anestesista. Il professore, pur consapevole dei rischi, chiede maggiori informazioni e si rende conto di avere a che fare con un gruppo di medici interni all’ospedale, ma senza l’anestesista e il rianimatore, indispensabili in caso di necessità. “A Soveria – precisa il professore Muraca – il medico non mi ha rassicurato che potevano somministrarmi il vaccino, evitando di parlare della presenza o meno di anestesista e rianimatore. Conoscendo il protocollo e capito che nemmeno loro lo avessero letto, ho preferito non vaccinarmi”.

Dopo una serie di valutazioni personali e senza alcuna rassicurazione e certezza, decide di rimandare e di effettuare nuova prenotazione sulla piattaforma preposta.

La stessa piattaforma, nonostante le continue richieste di adeguamento, effettuate dai docenti della stessa istituzione scolastica in cui il professore opera, per ragioni diverse ma altrettanto importanti, non permette prenotazione alcuna: tutti i centri vaccinali risultano saturi per settimane.

Nel frattempo, si scopre che presso il centro religioso di Soveria Mannelli si somministrano, a soggetti definiti fragili, dosi di Pfizer… . La Comunità appare entusiasta per la possibilità di accedere al servizio e ottenere un vaccino sicuro, in termini di risposta ed effetti collaterali. Peccato, però, che tra questi soggetti fragili, a detta di molti, ci fossero infiltrati e persone che non avevano alcun diritto a quel vaccino in quel dato momento. Tale situazione richiederebbe verifica immediata, anche a costo di essere smentita e di aver un riscontro negativo!

Alla data dell’8 aprile, alcuni docenti prenotati della stessa istituzione in cui opera il professore Muraca, vengono contattati per annullare la prenotazione, in quanto le disposizioni ministeriali, indicavano rischi importanti per gli Over sessanta. Gli stessi operatori rassicuravano gli utenti prenotati circa lo spostamento in altra data; allo stato attuale, solo alcuni fortunati sono riusciti a prenotarsi, gli altri attendono ancora inserimento in data da destinarsi!

Altro elemento poco chiaro, nella gestione della piattaforma, è il Vax Day, tenutosi tra il 24 e il 25 aprile; sebbene ci sia stato un grande impegno da parte delle Amministrazioni e da parte della Protezione Civile, la piattaforma ha impedito un efficace sistema di prenotazione. A fronte della possibilità di accogliere un sostanzioso numero di utenti, i medici hanno potuto somministrare il vaccino solo a pochi pazienti. Cosa è accaduto nelle procedure di prenotazione? Ancora una volta la piattaforma ha fallito???

Ritorniamo alla storia del professore Muraca che, dopo una serie di chiamate ai numeri ministeriali e regionali, riesce ad effettuare nuova prenotazione presso il nosocomio di Vibo Valentia. Con documenti alla mano e codice di prenotazione, si reca per la prima dose del vaccino, presso il Centro P.O.” Jazzolino” in Via Fleming, con appuntamento fissato alle ore 10.20. Giunto sul luogo, accompagnato da familiari in via precauzionale (e qui ci sarebbe anche un danno per astensione dal servizio per gli accompagnatori che hanno fatto richiesta per supportare il familiare), si presenta ai medici. La storia, a questo punto, ha dei risvolti inimmaginabili!

Arrivato all’ospedale di Vibo Valentia gli veniva riferito che, presso l’ospedale, non effettuavano vaccini quel giorno e si sarebbe dovuto recare presso il Pala-Valentia, in quanto, in quella sede, avrebbe trovato i medici competenti. Da precisare che la prenotazione non era per il Pala –Valentia!

A Vibo, pur avendo raccontato la vicenda e la trafila, i medici presenti affermano che le vaccinazioni presso la loro struttura, avvenivano solo ed esclusivamente di martedì e che, considerate le patologie e la difesa immunitaria tipica nei soggetti con gravi allergie, si rendeva necessario rivolgersi all’ospedale. Da precisare che gli stessi medici attribuivano ogni responsabilità alla piattaforma, ma non effettuavano alcuna segnalazione ai responsabili del coordinamento territoriale e regionale per le vaccinazioni.  Il professore Muraca, sebbene spazientito, tentava di spiegare che, presso l’ospedale di Vibo, l’impiegato all’ingresso non lo faceva accedere e che ribadiva che il martedì non era giorno di vaccino, rinviandolo al Pala-Valentia. La stessa dottoressa presente affermava che certe procedure devono essere espletate in ospedale, liquidando il richiedente con poche e non esaustive giustificazioni. Essendo già stato in ospedale, il professore Muraca declinava l’invito, perché già conosceva la risposta degli operatori sanitari che intendevano prenotarlo per il 29 giugno. Considerata la situazione e le risposte, decideva di rifiutare qualsiasi altra banale giustificazione, circa la non vaccinazione, sebbene provvisto della documentazione e della ricevuta di prenotazione. Di fronte alle sue rimostranze, la dottoressa presente decideva di rilasciare certificazione per vaccinazione successiva. Il Professore Muraca, che avevano rimandato da Soveria, perché soggetto altamente a rischio per allergie ed eventuali shock anafilattici, veniva qui prontamente certificato come soggetto da Astra-Zeneca, anche se under sessanta e pur avendo parametri definiti come potenziale rischio. Lo stesso protagonista di questo fatto decide, in quella sede, di chiamare il Dipartimento ASP di salute pubblica di Vibo, qui ottiene tale risposta: “deve inviare mail di segnalazione per descrivere i fatti”! Ancora una volta, si assiste ad un rimpallo tra enti e ci si nasconde dietro gli aspetti burocratici.

Questa storia, che ha dell’incredibile, racconta una serie di vicissitudini che non appartengono solo al professore Muraca, ma che con vari risvolti, raccontano la storia calabrese di una sanità ormai devastata da gestioni folli, continuate in un tempo indefinito e che oggi, più che mai, richiedono interventi e posizioni da parte del Ministero.

In data sedici maggio, il prof. Muraca, raggiunto telefonicamente, dice: “stamattina mi reco al centro vaccinale di Rogliano, dove finalmente ha trovato medici competenti e scrupolosi che hanno prenotato la mia vaccinazione; gli stessi operatori sanitari hanno compreso le necessità e applicato i protocolli che prevedono di effettuare la vaccinazione in ambiente protetto, rimandando al presidio ospedaliero di Cosenza. Rogliano dimostra di avere una organizzazione propria, lontana dalla logica delle ASP di cui sopra.

La Calabria, terra di persone oneste e di gente che lotta per avere un futuro, non può essere territorio dimenticato dagli uomini e da Dio! La Calabria ha una sua dignità e i calabresi chiedono, a gran voce, che il destino della loro terra cambi! La Sanità, che paghiamo come tutti i cittadini del territorio nazionale, deve essere una priorità, a prescindere dalle reti parentali, dalle forme mafiose di raccomandazione e dai meccanismi perversi che vedono alcuni soggetti in una situazione di privilegio.

Questa storia, come tante altre, racconta un fatto circostanziato, ma sono tantissime le segnalazioni quotidiane e non ci si stupisce se, ad oggi, la regione calabrese abbia un così numero minimo di vaccinati.

Ci si aspetta che ci siano risposte immediate circa quanto sta avvenendo e che i cittadini abbiano pari dignità e diritti, sia per le prestazioni sanitarie dovute, sia in termini organizzativi nel prospetto relativo al piano vaccinale.

*Docente

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