Rogliano. Immacolata Concezione: fede e tradizione popolare prima del dogma del 1854

OLTRE quattrocento bambini hanno partecipato alla solenne celebrazione eucaristica che in occasione della festività dell’8 dicembre ha previsto la loro consacrazione alla Immacolata Concezione. “Non un momento folkloristico ma un momento vero. Un momento di grazia che va alimentato e per il quale – ha spiegato il parroco don Serafino Bianco – ogni adulto ha un compito importante: quello di essere testimone credibile dell’incontro con il Signore e dell’amore verso la Vergine”. Il rito è stato officiato dall’arcivescovo metropolita di Cosenza, mons. Giovanni Checchianato, per la prima volta a Rogliano dopo la nomina alla guida della Chiesa cosentino-bisignanese. L’alto prelato è stato accolto con entusiasmo e rivolgendosi ai più piccoli ha detto: “siamo chiamati ad essere tutti immacolati imparando a vivere come Maria”. La cerimonia ha previsto il saluto del vice sindaco Francesco Altomare. “Un segno di deferente ossequio, di riguardo fervido non solo personale (e formale) che esprime lo slancio coralmente devoto di tutto il popolo roglianese nella felice ricorrenza della festa patronale”.

I riti in onore della Vergine sono proseguiti con la processione e, prima della Santa Messa serale, con la consegna delle <Chiavi della Città> da parte del presidente del Consiglio comunale, Antonio Simarco. Maria Santissima Immacolata, ricordiamo, è stata proclamata “Patrona e Regina della Città di Rogliano” con bolla papale del 12 ottobre 1945, anno settimo del Pontificato di Pio XII°. La presenza di antichi affreschi testimonia la riconoscenza popolare “immacolista” ancor prima della promulgazione del dogma avvenuta l’8 dicembre 1854 ad opera di Pio IX. Per riferimenti iconografici, religiosi ed istituzionali Rogliano, non a caso, è considerata Comunità dalla forte tradizione mariana. “Maria è stata concepita da Dio senza peccato e noi, come cristiani, abbiamo l’obbligo di raggiungere la sua stessa santità. La santità – ha ricordato don Mario Rota citando l’apostolo Paolo – si raggiunge abbassando quotidianamente la nostra personalità, arrivando anche a perdere la faccia per Dio. La cosa che desidero di più – ha aggiunto il religioso a conclusione della sua omelia – che ognuno di noi possa mettere nel cuore un desiderio: quello di raggiungere la santità, di lasciarsi stravolgere la vita dalla trascendenza divina”.

(Gaspare Stumpo)

Fonte: Parola di Vita

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