Nuovo ospedale di Cosenza, le mie considerazioni *

di Giovanni ALTOMARE *

PER CULTURA politica, sono pregiudizialmente, contrario alle dispute campanilistiche. In Calabria, tanta parte di tali gretti versamenti ha rappresentato, come rappresenta, un freno per lo sviluppo e la crescita. Avrei fatto volentieri a meno di intervenire sul tema della ubicazione del nuovo ospedale hub di Cosenza e di partecipare alla ressa che si è creata attorno al Sindaco di Cosenza, Franz Caruso, per spostare le sue attenzioni da Vaglio Lise, area individuata per la localizzazione del presidio, più a nord, verso i territori di Rende e Montalto. Decido, invece, di dire la mia, senza pretendere di tirare il primo cittadino di Cosenza per la giacchetta, per una serie di semplicissime, obiettive ragioni, che, a mio avviso, dovrebbero indurre il novero dei decisori ad una riflessione ben più approfondita, tale da dare un senso e un ruolo autenticamente centrali, e non centralistici, ad un presidio ospedaliero destinato a servire il più vasto bacino d’utenza della regione. Quanto a centralità, l’asse Rende – Montalto non può dirsi baricentrico rispetto alla posizione geografica della stessa città di Cosenza, che, di per sé, si trova al centro della circolarità del suo hinterland. Sostenere il contrario significa voler espropriare Cosenza della sua geografia e del suo ruolo, operazione questa che, in passato, è già valsa a svilirne le funzioni polari, oltreché a procurarle perdita di popolazione, di attività produttive, sino a negarle la sede universitaria.

Una seconda considerazione investe la congestione urbana che rende non facile la vita dei residenti nella periferia nord di Cosenza, dove, oltre ai quartieri dormitorio del posto, insiste tutta una congerie di attività, colà dislocate, negli anni del boom edilizio, per effetto di una non razionale programmazione. Tale annotazione vale anche per l’opzione Vaglio Lise, che presenta, in termini di congestione, le medesime controindicazioni della zona nord e che espone una soluzione di aperto compromesso tra la città capoluogo e la zona rendese-montaltese.

In terzo luogo, esiste il problema del vecchio stabilimento dell’”Annunziata”. Per il suo ampliamento e ammodernamento, per l’adeguamento delle aree di pertinenza, sono stati spesi miliardi di euro. Qual è il futuro di quella struttura? In quale arcana logica si collocherebbero le ipotesi di una sua riconversione, in che cosa?, o, addirittura, in un suo smantellamento, e queste senza tener conto delle altre due strutture sanitarie che esistono nei pressi: il “Mariano Santo” e l’Inrca”, oltre alla rete delle cliniche, rete che arriva a Dipignano, e degli altri presidi, laboratori e case di cura che sono in attività a sud, per non parlare dell’ospedale di Rogliano, che potrebbe essere individuato come “spoke” dell’asseto aziendale. Se si parla tanto di fare rete nel comparto della sanità, o la si fa seriamente o si fanno danni, magari per rispondere a interessi particolaristici. E questo non è più ammissibile, dopo i disastri sismici che la sanità calabrese e quella cosentina in particolare ha subito nel corso degli ultimi decenni.

Non vado oltre nelle innumerevoli ragioni che militano a favore di una scelta diversa, certamente con vista a sud, per la localizzazione del nuovo ospedale. In questo senso si pronunciò, anni fa, il Consiglio comunale di Cosenza, con argomentazioni più che valide, contenute nella narrativa della deliberazione, alla quale non venne dato alcun seguito. Sarebbe questa l’unica possibilità per realizzare l’ospedale in un’area climaticamente più congeniale e calarlo nel verde del territorio sud-cosentino. Mi chiedo e chiedo quanto sia valsa e valga un pronunciamento formale, così importante, di un’assemblea democratica regolarmente eletta e costituita.

Peraltro, segnalo sommessamente che, oltre agli altri presidi del comprensorio meridionale, opera, da oltre mezzo secolo, a Rogliano un ospedale che, nonostante pervicaci avversioni lobbistico-centralistiche e ostinate quanto perniciose manovre di dequalificazione, funziona alla perfezione per le dotazioni che gli sono state assegnate e che, ogniqualvolta sia chiamato a fronteggiare bisogni di decongestione dei presidi cosentini ed emergenze come quella del Covid, disimpegna puntualmente i propri carichi, con buona pace di chi vorrebbe vederlo smantellato, torvo obiettivo speculativo questo al quale le popolazioni del Savuto si opporrebbero con tutta la propria forza. Rassegno queste considerazioni all’attenzione dei lettori, senza formulare richieste, men che meno rivendicazioni, ma con il cristallino intento di stimolare qualche serena riflessione, prima che venga presa ogni decisione definitiva. La pongo, certamente, all’attenzione del Sindaco di Cosenza, che è uomo, professionista e amministratore di valore e che sicuramente ne coglierà lo spirito autentico. Vada come vada, sono certo di averlo al mio fianco, a fianco dei Sindaci e  delle popolazioni del Savuto nella battaglia di sostegno al “Santa Barbara”, questa sì che è più di una ferma rivendicazione che rivolgo alle competenze commissariali ai vari livelli. Battaglia destinata, anche nell’interesse del buon funzionamento della sanità ospedaliera della città capoluogo, alla riqualificazione e al rilancio del “Santa Barbara”, presidio che, in ogni caso, dovrà fare rete con gli altri.

*Sindaco di Rogliano

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